Tutto deve essere al servizio di una visione
MAESTRANZE
TUTTO DEVE ESSERE AL SERVIZIO DI UNA VISIONE
testo: Giorgia Chicarella
foto: Jacopo Lorenzi Emiliani
Sara Loreni, classe 1985, di Fidenza, è un’artista eclettica e raffinata. Conosciuta per l’utilizzo originale della loop station, con la quale realizza musica utilizzando effetti sonori all’avanguardia, di certo non si lascia identificare in un solo genere o in un solo strumento. Innovativa di professione, sperimenta armonie e testi in un flusso creativo costante, portando lo spettatore anni luce da quel terribile “già sentito!”.
Nei fatti, è una delle poche “Vocal Performer” capaci di segnare il panorama nazionale della musica contemporanea; lo fa con quel tocco che la rappresenta, sempre elegantemente alternativo. Il suo stile diverso e l’abilità, forse innata, di creare una electro pop music mai scontata, sono frutto di impegno, passione e uno studio approfondito del suono e della musica.
Su e oltre il palco, Sara Loreni è autenticamente sempre sé stessa. Vincitrice nel 2010 del Premio Ciampi e del Premio MEI e RER “La Musica libera. Libera la musica”, viene selezionata cinque anni dopo per partecipare al famosissimo Talent Show X Factor. La sua performance raccoglie fin da subito una standing ovation totale da parte di giudici e pubblico. Arrivata ai Bootcamp per la categoria Over, assegnata a Elio di Elio e le Storie Tese, ottiene un posto in vista degli Homevisit, l’ultima selezione prima dei Live. Ma, sorpresa, lei ferma tutto decidendo di lasciare il posto al collega Marco Sbarbati: “Non me la sento. Lui ha cantato meglio di me”. In segno di rispetto, Elio si tolse la parrucca.
“Ho rinunciato a X Factor per non rinunciare a me stessa. Osservavo gli altri partecipanti e vedevo che erano molto felici di “passare” le varie fasi, io meno. Più andavo avanti e più mi sentivo ingabbiata in dinamiche troppo distanti da me” dichiarò alla stampa.
“Non mi sono mai pentita di aver lasciato il talent, come non mi sono mai pentita di aver partecipato. Per la mia musica è stata una vetrina, molti che mi avevano vista in tv poi sono venuti ai miei concerti. Io la ricordo come un’esperienza positiva, nonostante tutto”.
Partiamo dall’inizio, come nasce la tua passione per la musica?
“Non ho memoria di un inizio, c’è sempre stata. Ricordo bene, invece, il momento in cui ho deciso di dedicarmici: ero in Belgio per uno stage; al tempo, facevo gare di equitazione. Mi sentivo un po’ delusa da quell’esperienza, uno degli ultimi giorni stavo fumando una sigaretta sulla terrazza e vidi delle anatre selvatiche in volo. In quel preciso momento, capii che avrei lasciato l’equitazione e mi sarei dedicata alla musica”.
I tuoi artisti preferiti?
“Attualmente Weyes Blood, Franco Battiato, St. Vincent e Tamino”.
Essere bravi/creativi in questo ambito cosa significa?
“Creare un proprio mondo coerente, qualcosa che sia tridimensionale e funzioni sotto ogni aspetto: linguistico, compositivo e sonoro. Tutto deve essere al servizio di una “visione”. Non è semplice costruire il proprio alfabeto ed esserne soddisfatti :)”
Talento e allenamento: due ingredienti fondamentali. In che misura?
“Credo che il talento sia la conditio sine qua non, ma con solo quello ci fai poco. Tutto il resto è dedizione, lavoro, amore del processo”.
Il palco è….
“Uno spazio energetico potente. Può essere lo spazio dell’esaltazione, del timore, della gioia, dell’imbarazzo. Puoi starci benissimo e non voler più scendere, oppure può essere lo spazio in cui non vorresti mai stare. È un moto ondoso che porta tutto a galla”.
Cosa pensi di uno spazio come quello del CUBO?
“Penso sia uno spazio molto affascinante e stimolante, ha un’atmosfera unica e si presta a tante attività diverse. È una ricchezza per la nostra città”.
Se dovessi dare un consiglio a qualcuno che si approccia a questo mondo, diresti?
“Never give up”.