Associazione Cubo
via La Spezia, 90
43125 Parma

cuboparma@gmail.com

BREAD BISTROT
PRANZO: lun al ven: 12.00 – 15.00
CENA: lun al gio: 19.00 – 1.00 ven e sab: 19.00 – 2.00
Domenica: chiuso

Prenotazioni Ristorante: +39 0521 155 4540
Prenotazioni ROOFTOP: +39 351 8006857


MISERLINO OFFICINA KARIBU CAFFÈ
Lun-giov: 7.00 – 22.00
Ven: 
7.00 – 23.00
Sab: 
16.30 – 23.00

Domenica: chiuso

Contatti: 3286596753 / 3286588093

 

CLASHES FOR PALESTINE / Marco Bottelli

CLASHES FOR PALESTINE

24.02.2018 > 14.04.2018

Progetto di Marco Bottelli
Mostra a cura di Paola Paleari
Inaugurazione: Sabato 24 febbraio 2018, ore 18.30

CUBO Gallery via La Spezia 90, Parma

Ingresso libero

Cubo Gallery presenta negli spazi della Via Bianca una mostra di ricerca nel mondo della fotografia, soprattutto della “Aftermath Photograhy”, ossia la fotografia dell’indomani, delle cicatrici, di quello che è rimasto, o che prima c’era e ora non c’è più, con il progetto di Marco Bottelli dal titolo “Clashes for Palestine” a cura di Paola Paleari. Una storia narrata fotograficamente, l’essenza di verità celate in una sequenza di biglie,  realizzata dal fotoreporter Marco Bottelli,  e che parte nel 2014 – lo stesso anno in cui Marco ha raccolto,  nel quartiere di Shu’afat a Gerusalemme est,  le biglie che ha poi fotografato e che vedremo esposte fino al 14 aprile.

Come spiega Paola Paleari, curatrice della mostra e del saggio critico ”Il lavoro di Marco Bottelli si inserisce nella corrente Aftermath Photograhy” con eleganza e consapevolezza.  Marco è un fotoreporter a tutti gli effetti: ha viaggiato in Est Europa, Africa e Sud America, ha vissuto per anni in Pakistan e poi a Gerusalemme. Qui, Marco ha visto il male nella sua tremenda e sconvolgente potenza, e ha documentato molti degli eventi tragici che colpiscono queste terre. Eppure, nei suoi progetti personali, nulla di questo male è reso evidente. Gli elementi scioccanti e traumatici cedono il posto ai toni minori, ai dettagli quasi mondani, che si prestano alla lettura in tutta la loro sobrietà. Osservando per esempio il progetto Clashes for Palestine, cosa vediamo? Semplicemente, una sequenza di biglie: tante piccole sfere di vetro dai colori variegati che si stagliano su sfondo nero, lucide e imperfette. A ciascuna è dedicata un’immagine, perché ognuna è un pianeta in miniatura; all’apparenza innocuo, in realtà legato a una storia di sangue e violenza tra popoli che da decenni non risparmia nemmeno i ragazzini”.

Il soggetto della biglia nella sequenza di fotografie esposte trasferisce all’osservatore un grande significato sociale, che travalica il tempo e lo spazio in cui si trova. Mostrandoci la bellezza dell’oggetto, insieme di luce e colore, cisvela invece un’altra realtà, come una lente d’ingrandimento si fa essa stessa protagonista, strumento e soggetto dal duplice significato: quello universale, ovvero messaggero di una “storia” drammatica a cui siamo impotenti spettatori; e messaggero nel mondo, attraverso un elemento che diversamente dalla sua natura, diventa elemento di un conflitto bellico (le biglie sono spesso usate come proiettili da fionda dai palestinesi durante gli scontri con le forze di sicurezza israeliane).

Come spiega la curatrice: “Ciò ha una duplice ricaduta sulla ricezione del documento stesso e del suo messaggio: da una parte, viene richiesto e ottenuto un maggior livello di coinvolgimento attivo dello spettatore; dall’altro, viene evitato l’effetto di rifiuto – oppure, peggio, di indifferenza – che molto dell’immaginario bellico può suscitare in caso di eccessiva ostentazione”.

La centralità del lavoro fotografico di Marco Bottelli si basa dunque non più sul ruolo di fotoreporter – testimone di quanto accade, ma pone una nuova riflessione verso la materialità delle tracce e sul significato storico, emotivo e psicologico della loro rappresentazione.

MARCO BOTTELLI

Marco Bottelli nasce a Fiorenzuola d’Arda nel 1978. Nel 2000 si iscrive al corso biennale di Fotografia Professionale presso l’Istituto Italiano di Fotografia a Milano. Dopo il diploma lavora come assistente presso uno studio di fotografia pubblicitaria e comincia a viaggiare in Bosnia e Romania con la Ong “Fiorenzuola oltre i confini”.
Nel 2004 comincia la sua carriera professionale come fotografo di arredamento e still life a cui accompagna un interesse sempre maggiore nei confronti del fotoreportage che lo porta a viaggiare in Africa e Sud America in collaborazione con alcune Ong italiane quali Cesvi e Acra.Dall’Ottobre 2009 vive in Pakistan dove rimarrà fino a Marzo 2011. In Pakistan focalizza il proprio lavoro sulle condizioni socio-politiche del paese e collabora con diverse Organizzazioni Internazionali durante le inondazioni del 2010.Nel 2012 si sposta a Gerusalemme fino al 2015 e comincia a collaborare con Corbis, lavorando principalmente come fotografo di news.Il suo lavoro è stato pubblicato, tra gli altri, su Burn Magazine, Time, The Guardian, The Telegraph, The Wall Street Journal,Vanity Fair, L’Espresso, Panorama e Internazionale.
Attualmente vive in Italia ed affianca alla sua attività professionale, realizzazioni di personali in ambito della fotografia documentaristica per finalità espositive.

LE MOSTRE DI CUBO